Microsoft vince in Cina contro la pirateria
venerdì 23 aprile 2010 . AGENZIA RADICALE
Microsoft vince in Cina contro la pirateria informatica. Una compagnia assicurativa locale dovrà pagare oltre 318 mila dollari come risarcimento per l’utilizzo di copie illegali dei software Microsoft: lo stabilisce oggi una corte di Shanghai. La Dazhong Insurance è una compagnia supportata anche da aziende di proprietà dello Stato: secondo i giudici ha violato la proprietà intellettuale del colosso di Redmond, usando suoi software ottenuti in maniera illegale.
“Per la prima volta abbiamo portato in giudizio una grande impresa cinese su un caso di violazione del copyright”, dichiara Microsoft al Financial Times. Per BigM, con questa sentenza “è stato riconosciuto in Cina a Microsoft la più elevata somma per danni fino a questo momento”. Il software pirata rappresenta in Cina, secondo le stime, l’80% del mercato. Per la Business Software Alliance, nel 2008 i danni causati dalla pirateria in Cina rappresentano per i produttori di software perdite per 6,67 miliardi di dollari.
La sentenza dei giudici di Shanghai rappresenta, secondo la Bsa, un segnale dell’intenzione di Pechino di combattere il fenomeno nel paese asiatico. BigM aggiunge che i software contraffatti, nel 32% dei casi, conterrebbero codice malevolo. La Dazhog Insurance, che è stata trovata in possesso di 450 copie illegali di software Microsoft, da Windows XP a Microsoft Office, ha già dichiarato di voler ricorrere in appello. Ad oggi, le aziende straniere hanno avuto non poche difficoltà a far “girare” la giustizia cinese dalla loro.
Ma l’anno scorso un’altra corte cinese aveva dato ragione a Microsoft: ne era seguito l’arresto di quattro persone che distribuivano Tomato Garden, versione piratata di XP. Un’importante segnale o una goccia nel mare? “Oramai siamo al punto che quando si pensa alla contraffazione si pensa anzitutto alla Cina”, spiega Dario Denni, consulente aziende Tlc. “Ci rallegriamo per Microsoft che è riuscita ad ottenere giustizia proprio dove altre multinazionali hanno fatto fatica a raggiungere accordi su questioni limitrofe, ma altrettanto delicate, legate a Internet e alla telematica. Troppo spesso in quei territori si verificano questioni controverse legate al diritto d’autore, ma non solo”. Probabilmente la strada maestra, conclude Denni, “passa attraverso accordi internazionali e credo che un grande impulso riformatore possa arrivare proprio dall’Unione Europea”.
ANGELA GENNARO