Una spunta su un quadratino. Tanto poco serve a Google per sapere dove ti trovi. Dalla Germania arriva un urlo di dolore: “Aiuto! La nostra privacy è a rischio quando usiamo le mappe di Google sul melafonino!”. Si, perché dopo che Apple aveva fallito a proporre un suo navigatore e dopo aver raccolto il malumore degli utenti, la casa di Cupertino è stata costretta a consentire ai suoi affezionatissimi clienti di installare nuovamente le vecchie mappe di Google. Non stupirà quindi, se con poco tempo l’applicazione più scaricata dell’Apple Store sia stata proprio Google Maps.
Approfittando forse di questa ondata esagerata di richieste, molte delle quali distratte, altre esasperate dal cattivo funzionamento delle mappe preinstallate, Google deve aver pensato bene di impostare in maniera predefinita una spunta che consente di raccogliere i dati di posizione dell’utente attraverso la sua applicazione. Apriti cielo!
Un gruppo di studiosi tedeschi si è chiesto come possiamo difendere la nostra privacy se poi Google impone agli utenti, gran parte ignari, una casella con scritto e accettato il seguente avviso: “Aiutaci a migliorare Google, compreso il traffico e altri servizi. I dati anonimi relativi alla posizione saranno raccolti dal servizio di localizzazione e possono essere memorizzati sul dispositivo”.
E’ illegale che ci sia un opting out, ossia una forma di rifiuto delle condizioni sulla privacy, invece di un opting in ossia un’accettazione volontaria di tali condizioni. Lo avevamo notato anche noi dell’Osservatorio della Rete quando abbiamo visto il ripetersi di questi comportamenti anche su un Samsung Galaxy Note 2 – che guarda caso monta il sistema Android di Google.
Un conto è scegliere volontariamente di cedere i propri dati, altro è decidere di rifiutare che Google ti carpisca proditoriamente i dati per farne l’uso che vuole.
Viene da chiedersi come mai la Apple, tanto attenta alla liceità dei suoi applicativi, non abbia ritirato l’applicazione dal negozio on line, o quanto meno perché non abbia usato la stessa solerzia che ha usato Google in altri casi, anche recenti, di applicativi che guarda caso erano in violazione dei suoi interessi. Non può non venire in mente il caso di Andrea Giarrizzo prima premiato e poi punito per la sua app “YouTube Downloader”, ritirata in poche ore dal Play store della stessa Google.
Se Google Maps è illegale sia allontanata dal nostro telefonino. Gli utenti che l’hanno installata pongano intanto fine a questa arrogante pretesa di Google di poter far tutto dei nostri dati e cancellino la spunta sul quadratino che autorizza Mountain View alla raccolta delle nostre informazioni sulla posizione. Per quanto ci riguarda torneremo ad occuparci presto di questo argomento. Dobbiamo far capire a tutti che i nostri dati personali sono importanti.