di Dario Denni
Mettiamo per un momento da parte il significato politico del Disegno di Legge Gentiloni per capire cosa sta accadendo in Europa e le ragioni che potrebbero farci incorrere in una sanzione.
Quando nel luglio del 2006 la Commissione Europea ha ‘messo in mora´ lo Stato Italiano, al momento c´era solo il sospetto di una presunta incompatibilità del nostro ordinamento sul sistema radiotelevisivo, con il pacchetto di Direttive europee in materia di Telecomunicazioni.
A quella lettera, lo Stato Italiano ha risposto due mesi dopo, accogliendo tutte le osservazioni fatte dalla Commissione e assicurando di voler procedere ad una modifica dell´attuale sistema normativo, con la presentazione di un nuovo progetto di riforma. La Commissione europea ne è uscita rafforzata delle sue idee – che potevano quantomeno essere confuse da un abile giurista – e non ha potuto far altro che emettere un ‘parere motivato´, con cui ha ribadito la posizione precedentemente espressa e le medesime contestazioni rivolte all´Italia con la messa in mora. E´ in questo nuovo parere infatti, che ritroviamo il termine espresso dei due mesi dato all´Italia per adeguarsi alle richieste della Commissione.
A questo punto sono scattati tutti gli allarmi del caso, anche se in realtà , decorso inutilmente quel termine, la Commissione europea " come prevedono i Trattati – può solo adire la Corte di Giustizia, non essendo nemmeno obbligata a farlo.
Tuttavia resta chiaro che se la Commissione decidesse di ricorrere alla Corte europea, questa dovrebbe prima accertare l´ipotesi di violazione del diritto comunitario da parte dell´Italia. Successivamente, laddove fosse dimostrata la violazione, seguirebbe una sentenza di condanna e un ulteriore invito ad adempiere rivolto allo Stato Italiano. Solamente in tal caso e qualora l´Italia rimanesse ancora inadempiente, si aprirebbe un ulteriore giudizio per determinare la misura della sanzione.
E´ di tutta evidenza che il pericolo di incorrere in una sanzione esiste ed è reale, ma resta del tutto eventuale e può essere ancora scongiurato. Infatti, tornando al Disegno di Legge Gentiloni e mettendo sempre da parte ogni rilievo di natura politica, resta solo da chiarire se lo stesso è in grado di soddisfare tutte le richieste avanzate dalla Commissione con il parere motivato, e se è ancora possibile evitare una sanzione, nel rispetto della tempistica della procedura europea.
Sul primo punto troviamo numerosa dottrina e perfino un saggio in libreria, che ci mostrano i vuoti normativi lasciati aperti da questo progetto di riforma. Non sembra opportuno rimarcarli anche per non fornire ulteriori elementi di prova alla Commissione, proprio adesso che ci ha negato una proroga al termine dei due mesi prima di adire la Corte di Giustizia.
Resta inteso che se il nuovo progetto di riforma radiotelevisiva andasse in porto senza risolvere le presunte dolenzie lamentate dalla Commissione prima dell´estate, ci troveremmo di nuovo esposti al rischio di una sanzione molto pesante.
Sulla tempistica che ci separa dalla sanzione, possiamo dire che il procedimento d´infrazione or ora illustrato è di una complessità tale che ci lascia giusto il tempo per sfuggire a qualsiasi sanzione, specialmente considerando che il deferimento alla Corte di Giustizia è eventuale e la condanna probabile.
La sanzione dunque, è ancora lungi dal venire. Ma sotto un altro punto di vista di diritto interno, rimane ancora un´incognita l´iter parlamentare di approvazione del Ddl Gentiloni. Con buona approssimazione possiamo dire che arriverà in Aula a gennaio dell´anno prossimo e che da lì, dovrà essere trasmesso al Senato per successiva l´approvazione.
Ma si ricordi che l´elemento chiave resta pur sempre la capacità di questo provvedimento di soddisfare tutti i requisiti richiesti dalla Commissione europea, così come emersi dal parere motivato e dalla lettera di costituzione in mora.
I tempi di cottura, sono solo politici. Non ci resta che aspettare.
la Commissione Europea non ha l’obbligo di emettere il “Parere motivato” , gode di un ampia discrezionalità , criticata a volte in dottrina, proprio per cercare di evitare il ricorso alla sanzione.
Lo stato Italiano deve adeguarsi per evitare la sanzione o deve adeguarsi perchਠਠgiusto che lo faccia?