L’intervista a Renato Soru non rileva tanto per i contenuti, ma perchè ci offre l’occasione di correggere un paio di imprecisioni terminologiche che segnalo solo per farvi capire l’importanza che avranno in futuro.
Chiariamo subito che:
- un accordo meramente commerciale dove ci si impegna a un minimo garantito di capacità, non integra la fattispecie del coinvestimento ex art 76 EECC
- i giornalisti hanno tradotto “independent” con neutrale: la neutralità della rete afferisce al rapporto tra infrastruttura e servizi. L’indipendenza della rete, invece è rispetto all’operatore verticalmente integrato.
(…) Mentre prima usavamo la rete d’accesso di Tim cui associavamo una nostra infrastruttura nazionale, oggi approfittiamo dell’evoluzione tecnologica della fibra e rinunciamo a una nostra rete nazionale indipendente passando a usare quella dell’operatorewholesale. L’accordo con Timmanda in soffitta quello con Open Fiber? No. Per ora useremo entrambe le reti. In virtù dell’accordo con Tim, a fronte di un minimo garantito di clienti da parte nostra in io anni sull’infrastruttura di Fibercop che ovviamente privilegeremo, avremo la possibilità di usare la rete nazionale Tim a prezzi più vantaggiosi del mercato. Tutto questo grazie alle recenti nonne Uesul coinvestimento. E già dall’i settembre. Vi siete subito agganciati all’operazione Fibercop, possibile preludio di una rete unica sull’asse Tim-Open Fiber. utatequestapossibilità? Auspico chepossa avvenire. In Italia ci sarebbe un unico fornitore con un prezzo non discriminatorio.. In realtà si ragiona molto su quanto sia”neutrale” una sodetà che abbia Tim in maggioranza seppure comma governance a trazione Cdp. Ho sempre pensato che lo Stato abbia il dovere di mettere al sicuro una rete capace di servire fino al più piccolo paese. Mantenere un adeguato livello di concorrenza si può anche senza lo Stato azionista numero uno. Lo si può fare spingendo sul rispetto delle regole e stando in maniera rilevante all’interno della società anche senza averne la maggioranza. (…)